mercoledì 4 settembre 2013
Elysium, la recensione
Quando è venuta fuori la notizia che il regista di District 9 avrebbe girato un film di fantascienza con protagonisti Matt Damon e Jodie Foster, ho pensato: "qui viene fuori un capolavoro o una schifezza".
Come (spesso) mi capita quando faccio previsioni, non ci ho preso: la verità è che Elysium è una sorta di versione aggiornata e hollywoodiana dei temi di District 9; e quindi non si tratta di un film epocale, ma di un lavoro onesto ed impeccabile, con una dose di politicamente scorretto che ci piace.
Blomkamp ama questo genere e ama gli effetti speciali (e si vede); soprattutto ci tiene a fondere nella maniera più verosimile possibile il futuro con il presente, pur raccontando storie per certi versi inverosimili, soprattutto nel loro sviluppo. La tecnologia avanzata che si vede in Elysium non è "pulita" e perfettina, ma puzza, si rompe, è imperfetta; la società qui rappresentata è transumanista, e il regista sudafricano ci tiene a farci sapere, e vedere, che una società del genere non può avere futuro se la componente umana, o per meglio dire "umanitaria", perde di valore.
Damon è credibile nel suo ruolo, anche se quella sua faccia da bravo ragazzo mal si concilia con il passato del protagonista; Jodie Foster, come al solito, impeccabile, in un ruolo antipatico e difficile. Ma la vera sopresa è l'attore feticcio di Blomkamp, Sharlto Copley, che qui interpreta un cattivo davvero molto cattivo e inquietante, la faccia oscura e nascosta del "nuovo Sistema".
Una pecca del film è l'eccessivo richiamo che si coglie nei temi, e addirittura in alcune scene ambientate sulla Terra, al precedente District 9; mi sarei aspettato, inoltre, maggior originalità nello sviluppo di alcune tematiche, ed invece Blomkamp sembra più interessato, a volte, a proporre un tipo di violenza estrema da videogame piuttosto che seguire strade diverse.
In ogni caso si tratta di un buon lavoro, soprattutto dal punto di vista tecnico e spettacolare; una fantascienza che certo più si avvicina a quella proposta dai film di Terminator, piuttosto che toccare temi filosofici in stile Solaris o 2001-Odissea nello spazio.
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