Inauguro oggi una nuova e, spero, interessante rubrica dedicata a tutti quei film che, pur non avendo avuto un successo di pubblico paragonabile ai grandi blockbuster, nel corso degli anni si sono ritagliati uno spazio nel cuore degli appassionati di Cinema, grazie alle loro qualità o al loro essere "diversi".
Con "Kalt" non intendo quei film considerati in modo unanime dei capolavori; l'idea che sta alla base di questo spazio è quella di (ri)scoprire opere che, per quanto mi riguarda, meritano di essere viste e amate.
Moon è un film curioso sotto molti punti di vista; andiamoli a vedere:
- il regista è Duncan Jones; e chi è Duncan Jones? Beh, oltre ad essere l'autore di un altro interessante film a cavallo fra la fantascienza e il thriller, è conosciuto soprattutto per essere figlio di Ziggy Stardust.
- si tratta di uno dei rari casi di film di fantascienza girato quasi interamente in interni e con un solo, vero protagonista (l'ottimo Sam Rockwell)
- pur facendo parte di un genere di solito "spendaccione", per via in particolare degli effetti speciali, Moon è costato la "miseria" di 5 milioni di dollari e, cosa ancora più incredibile se si tiene conto del risultato finale, è stato girato in soli 33 giorni.
Io amo la fantascienza, sia nel Cinema che nella Letteratura, e amo soprattutto quella che viene definita "fantascienza classica", anche se far rientrare in questa categoria autori come Philip K.Dick e film come Alien è fuorviante e riduttivo.
La storia non è di per sè originale (un astronauta vive da anni solo in una stazione sulla Luna e, a causa di un incidente, scoprirà una inquietante verità); nè è originale il colpo di scena, che avviene prima della prima metà del film. A Jones non interessa scioccare o stupire il pubblico (come invece cerca di fare gran parte del cinema di fantascienza oggi), ma ricreare un ambiente ed una atmosfera che richiama un certo modo di fare genere.
I temi sono Dickiani e Kubrickiani, ma con un tocco personale: qui, ad esempio, l'intelligenza artificiale non è maligna o incontrollabile (tipo HAL 9000), ma si attiene alle Tre leggi della robotica di Asimov.
Moon possiede tutte le qualità che un amante della fantascienza vuole in un film, ma non stupisce che il grande pubblico non lo abbia premiato. In fondo si tratta di un genere declinato in modo minimale, senza quell'epica e quel catastrofismo/messianico-apocalittico tipico della Fantascienza del nuovo millennio.
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